Words by Cello / Pictures by Cello, Ila, Gio
The Shadow Line.
We are those who live on this side of it for three months a year, and not in a figurative meaning: from November to February the primitive cones of the Orobie throw darkness, freeze, impasse and silence over our whimsical, raving and detached heads. What to do then? Suffer the dark and let him pestle our brain, falling into the oblivion of this dead season? Usually that’s what we do. And we even like it… But sometimes happens that we raise our heads and hardly try to drag our moldy carcasses towards more pleasant and cozy places. And so the French Riviera comes into view my friends! Les promenades! Le Pastis! La mer! Les moules frites! The good life!!!!!!!!!!!
Well, no. Not really… A drab block of flats surrounded by concrete. A Ferris wheel nearby. A 50mq apartment shared by 6 people. And just as many bikes with springs to push on the neighboring climbs. We are in Saint-Raphaël, Var district, Provence-Alpes-Côte d’Azur region. It’s the first day of the year and we get there after dark: Clava in hangover, Settebellezze suffering from a cold, me as a forced straight-edge and Ila in maybewrongperiod… Into the dog pound there are two guests this time: Gio Moretti and Ciky (which is not the acronym for Can I Kill You…). Behind our backs, the now dark mass of the Estérel range is waiting for our visit.
Morning. We don’t wake up early but when it happens these words start running on our mouths: croissant, pain au chocolat, tarte tatin, moules frites, hill bomber, wi-fi… We dress up ridiculously and we’re out, first in a bar managed by Mr. Hairwax for breakfast and later in a Monoprix managed by Mr. Brainy for daily provisions. (Advice: don’t forget dates, they’ll be hype in 2015!).
It’s our first day so we decide for an exploratory random trip on the massif, with our usual planning of “maygodbewithus”: we will aim firstly to the Mont Vinaigre (yes, Mount Vinegar) and from there we’ll decide how and where to lose ourselves…
The climb is gentle and regular, nothing comparable to those fucking liver-spitting ramps we have in the Alps; the weather is mild, spring-like, perfect for pedaling, with the sun hitting the red rocks and bouncing back its warmth on us. I immediately got pissed off. Because it’s not good, we can not soften like this! Look at Ventoinfaccia how he’s peaceful! Why did we come here? We must smash asses, doing thing on the edge just to regret them, not basking and leading a good life! If our supporters could see us it would be the end… Anyway, I keep these thoughts to myself, the others could probably disagree.
And so we reach the top of the Vinaigre, after a few hundred meters shouldering our bikes. It’s a viewpoint, there’s an antenna, we eat something. We can see Corsica, there on the sea line.
“All right, but where do we go now?”
“Down from here!”
Down from here means down on a broken trail. I decide because I am the Captain. There are plenty of beautiful wobbly sharp tire-cutting stones and the path announce itself as a TAP: Tutta A Piedi (All On Feet) category . But after no, at a turn it transforms itself in a flowy and fast singletrack, with a smooth slope: a real pleasure. And it seems never ending!!! Fuck, if we were in our homeland now we’d have been descending on a steep and devastated gorge, covered with leaves hiding the obstacles. Goddam French!
We arrive at the Depression of the Fat Cow. From here we must choose: to climb the Pic de l’Ours or to descend randomly towards the sea. “The Bear’s Peak can be reached by roadies, too” – somebody says. “Therefore we take the other way” – somebody replies. On the other way there is Lac de l’Ecureuil; yes, the Lake of the Squirrel. All the names are from a child book around here. The lake is inserted in a shadowy valley and it is somewhere frozen; winter exists here, too, somewhere.
But the valley opens up soon and, aided by the fact that the afternoon is late with its oblique lighting, there’s no lack of sights for our eyes. We patiently reach the bottom, riding through tracks and trails; only Ciky gives us a hard time by repeatedly flatting his tire.
What do we do now? Do we go ahead on bitumen through the seashore? “No. Let’s take this DETOUR, it looks nice and we cut a part of the asphalt road!” The DETOUR means Vallon des Ferrières (that approximately stands for Valley of the blacksmith’s toolbox) and it passes through one last enclave of the state-owned forest of the Estérel. You climb a small hill and descend. Beautiful. But before, to not get bored, we lose ourselves, crossing a manège and ending on a barred canal. After this we find the right one: a tiny trail going up in spiral and reaching the top, with sunset’s violet lights and an engagement’s view on the sea, descending on a last single track and ending at the exclusive Golf Club Cap de l’Estérel.
Let’s finish with 10km on asphalt with our beautiful clawed 2.35 tires, come on! How long did it last?
La linea d’ombra. Chi ci vive al di qua per tre mesi l’anno e non in senso figurato siamo noi: da novembre a febbraio i coni primitivi delle Orobie gettano oscurità, gelo, impasse e silenzio sulle nostre teste capricciose, farneticanti e dissociate. Che fare allora? Subire il buio e farci ridurre in pappa il cervello cadendo nell’oblio della stagione morta? Solitamente è questo che facciamo. E ci piace pure… Ma capita anche che alziamo la testa e a fatica proviamo a trascinare le nostre ammuffite carcasse verso più ridenti e ospitali lidi. Ed ecco allora comparire la Costa Azzurra amici! Les promenades! Le Pastis! La mer! Les moules frites! La bella vita!!!!!!!!!!! Ecco, no. Non proprio… Una palazzina anonima circondata dal cemento. Una ruota panoramica poco più in là. Un appartamento di 50mq da condividere in 6. E altrettante bici con le molle da spingere sulle salite vicine. Siamo a Saint-Raphaël, distretto del Var, regione Provence-Alpes-Côte d’Azur. E’ il primo giorno dell’anno nuovo e noi ci arriviamo di sera: Clava coi postumi, Settebellezze col raffreddore, io da forzato straight-edge e Ila in maybewrongperiod… Nel canile ci sono due ospiti stavolta: Gio Moretti e Ciky (che non è l’acronimo di Can I Kill You…). Alle nostre spalle, la massa ora scura del massiccio dell’Estérel aspetta la nostra visita. E’ mattina. Non ci alziamo prestissimo però appena succede sulle bocche cominciano a correre subito queste parole: croissant, pain au chocolat, tarte tatin, moules frites, hill bomber, wi-fi… Ci vestiamo da far ridere e siamo fuori, prima in un bar gestito dal Sig. Brillantina per la colazione, poi in un Monoprix gestito dal Sig. Sveglione per le provviste di giornata. (Consiglio: non dimenticatevi i datteri, saranno l’hype del 2015!) E’ il primo giorno e allora decidiamo per un giro esplorativo a caso su per il massiccio, con la solita pianificazione che ci contraddistingue del “diocelamandibuona”: punteremo per prima cosa al Mont Vinaigre (sì, Monte Aceto) e da lì decideremo come e dove perderci… La salita è dolce e regolare, niente di paragonabile a quelle cazzo di rampe sputafegato delle Alpi dove viviamo; il clima è mite, primaverile, perfetto per pedalare, col sole che batte sulle rocce rosse rimbalzando caldo caldo su di noi. Mi incazzo subito. Perché non va bene, non possiamo rammolllirci così! Guardate Ventoinfaccia com’è sereno! Perché siamo venuti? Dobbiamo spaccare i culi noi, fare cose al limite di cui poi pentirsi, mica crogiolarci così a fare la bella vita! Se ci vedessero i nostri supporters sarebbe la fine… Tengo comunque tutto per me, gli altri potrebbero non essere d’accordo con la mia analisi. Arriviamo in cima al Vinaigre dopo poche centinaia di metri di bici in spalla. E’ un belvedere, c’è un antenna, mangiamo qualcosa. Vediamo la Corsica, là al limite dell’orizzonte. “Va bene, ma dove andiamo adesso.” “Giù di qua!” Giù di qua significa giù per un sentiero sfasciato. Decido io perché sono il Capitano. Ci sono tante belle rocce smosse e affilate slabbra-copertoni e il percorso si preannuncia di categoria TAP: Tutta A Piedi. Poi però no, ad una svolta si trasforma in un singletrack scorrevole e veloce in leggera pendenza: una goduria. E il bello è che sembra infinito!!! Cazzo, però se fossimo a casa nostra adesso staremmo scendendo per un canale ripido e disastrato con un tappeto di foglie a coprire gli ostacoli. Maledetti Francesi! Arriviamo alla Depressione della Vacca Grassa. Da qui bisogna scegliere: saliamo al Pic de l’Ours o scendiamo a caso verso il mare. “Al Picco dell’Orso ci possono arrivare anche i roadies” – qualcuno dice. “Allora andiamo di là” – qualcuno risponde. Di là c’è il Lac de l’Ecureuil; sì, il Lago dello Scoiattolo. Tutti nomi da libri per bambini da queste parti. Il lago è infilato in una vallata ombrosa ed è a tratti gelato; anche qui esiste l’inverno, da qualche parte. La valle si riapre però subito e, complice il pomeriggio già avanzato con le sue luci radenti, gli spettacoli per gli occhi non mancano. Si arriva in fondo con calma per piste e sentieri, solo Ciky continua a rompere i coglioni ostinandosi a bucare. Che facciamo ora? Continuiamo verso casa su bitume per il lungomare? “No. Prendiamo questa DEVIAZIONE, sembra bella e tagliamo via un pezzo di asfalto!” La DEVIAZIONE vuol dire Vallon des Ferrières (che più o meno sarebbe il Vallone della cassetta degli attrezzi del fabbro) e attraversa un’ultima enclave di foresta demaniale dell’Estérel. Si sale un monticello e si scende. Bello. Prima però per non annoiarci ci perdiamo, attraversando un maneggio e finendo su un canale sbarrato. Poi troviamo quella giusta: un sentierino che sale a spirale e arriva in cima con le luci viola del tramonto ed una vista sul mare da fidanzamento, scende per un ultimo singletrack e termina all’esclusivo Golf Club Cap de l’Estérel. Finiamo con 10km su asfalto con le nostre belle gomme artigliate da 2.35 dai! Quanto è durata?
