Words by Vito / Pictures by Alexia, Guido & Cello

 

Partenza sotto il diluvio,

conoscendo i miei polli mi incollo al culo di Mr. Ohm e nei primi km di flat verso il Ghisallo prendo tutti gli schizzi del suo mudguard nei denti.

Iniziamo a climbare il Ghisallo come se non ci fosse un domani, mi giro prendendo fiato e mi accorgo che rimaniamo solo io, Ohm e Pascal da Roma; nello stesso istante mi si spezza la tacchetta sinistra, sclippo una pedalata sì e una no ma nella mia mente mi ripeto “tranquillo, una ti basta”.

Arriviamo in cima alla madonna del Ghisallo noi 3…  scarpe, culo, gambe, calze e guanti zuppi.

Beviamo un po’ d’acqua e Ohm parte in discesa come fosse in macchina urlandomi “seguimi che lo conosco a memoria il Ghisallo!” Io che ho mezza tacchetta gli rispondo “ok man”.

L’asfalto sembra ghiaccio e ogni skid oltre sclippare la bici prende velocità, per fermarla skiddo ai lati della strada dove è più rovinata.

Arriviamo alla nave io e Ohm con 10/15 minuti di anticipo su tutti ma la nave che speravamo di prendere è partita aka culo inutile, siamo 2 coglioni, gelo, morte.

Arrivano tutti gli altri e grazie a dio qualche macchina, ci riscaldiamo mangiamo qualcosa  beviamo e dopo 20 minuti arriva l’altra nave su cui saliamo tutti assieme.

Arrivati sull altra sponda Ohm scalpita e io pure, Riccardone parte per primo e dopo 10 minuti partiamo in pack anche io, Ohm, Tvrbo e Vaggelis from Athens… Iniziano i ramponi peso, alcuni al 18% e il gruppo si sfascia, all’inizio bestemmio ma poi alzo gli occhi e la natura è talmente metal che inizio ad ululare e le gambe vanno bene.

Lungo il tragitto Turku e Marianel dall’ammiraglia offrono bicchieri di un mix letale di  thè miele e alcolici e la fatica sparisce.

Inizia la nebbia ma i flash delle 4 ammiraglie di meccanici e fotografi illuminano la via.

Prendiamo Riccardone abbastanza affaticato e arrivati in cima alla vetta rimaniamo solo io, Ohm e poco dietro il Greco.

Ripartono i tornanti in discesa, stavolta ancora più viscidi e ripidi… Il Greco prova a superarci e rischia la morte 2 volte, dopo poco tiro uno skid vicino al tornante e mi si spezza anche la tacchetta destra… Metto l’spd sul copertone sperando di fermarmi ma è come fare un ditalino a una vecchia, quindi sclippo il piede sinistro e lo metto sull obliquo e con tutto il peso spingo sul copertone con il piede destro e la fermo a 1 metro dal muro. Bestemmio e dico “ok, gara finita”, ma dalle tenebre spunta Coidda  sull ammiraglia e mi dice : ” man ho 2 tacchette nuove time”  io penso “sto pazzo gira con le tacchette?!” lo amo tantissimo le montiamo e ripartiamo.

Con 2 tacchette nuove mi sembra di aver montato abs e gomme da neve e io e Ohm iniziamo a bombare come stessimo sciando.

Arriviamo in fondo alla valle da soli convinti di avercela fatta, guardo il garmin e mi dice che ci sono ancora 30 km di salita… Bestemmia disappunto ma ormai dobbiamo farcela.

Ripartiamo a climbare io e ohm in solitaria e sale sempre di più, ogni 10 km spunta Fisto e ci sussurra: “Tranquilli, sale ancora un pò poi è discesa…” lo insultiamo e bestemmiamo. Ohm per la prima volta da quando lo conosco mi dice ” Eh man son bello stanchino” lo guardo e penso “porc***io”.

Arriviamo non so come in cima alla terza montagna in condizioni pessime e arriva il tramonto, il freddo e la nebbia impenetrabile, ma felici di avercela quasi fatta iniziamo a bombare gli ultimi tornanti  rischiando di morire ma con il sorriso e  guardando il lago.

Arrivati al d-lounge dilaniati partono le birre e lo show dei Cani.

Gara più hardcore della mia vita.

Grazie ai Cani per essere i Cani.

Grazie al mio team SCVDO per avermi supportato.

Grazie a Ohm per il mega wolfing.

Grazie a  Whoisfrabba , Guido , Bondaz e tutti i fotografi.

 

 

 

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