Words by Ila / Pictures by Cello & Ila
The day starts with the usual waking up of the last 3 days: “bamboo canes concert” followed by a bit of heavy metal with which the Captain greets every new pedaling day. The habitual clothing and bike setting rituals begin, carried out with the millimetric precision of the movements typical of people who live inside limited spaces as those of a submarine.
It is the last day of this unexpected and premature spring far from the Alps; the last ride in French territory has been planned. I have a train at 21.10 in Lecco but, I don’t know why, despite all the reassurances, I have the premonition that I will not catch it…
As scheduled we leave towards Bagnols en Forêt, a tiny isolated Occitan village surrounded by the Bagnols’ woods; and already during the approach a thought is born: “It’s not that our route will follow the shadowy and cold side of that mountain?” I get my answer after the first strokes on ice slabs along an impracticable trail (that should have been “très sympa”), through a ghostly forest with bare trees covered by lichens.
After this first part, the route crossing the woods becomes more ridable, and a series of ups and downs bring us back to the red rocks typical of the Estérel.
It seems that everything is going fine, as planned?! And here comes the comment: “We’ve almost finished the tour and everything went well…” I immediately think to the words once Clava told me in front of a 22% climb: “Never say it’s over until you don’t finally remove your butt from the bike”.
So, if we needed 3 hours to make 3/4 of the trip, it seemed to me that we needed as many to end it up!
Only a few Kms divide us from Bagnols but in between there are: a mountain, an unplanned 10km lengthening, a 7 switchbacks climb that my mind, at that point completely dull, struggled to count and, as if we hadn’t got enough yet, after wandering on the mountain looking for a track already covered in vegetation, resigned at the idea to fall back on another course, Clava’s derailleur cable decides it’s time to abandon him…
Now it’s clear that I’ll never catch that train, what is less clear is when we’ll get out from here, especially at the top of the climb when the Captain goes by foot to explore a trail clambering to a mountain peak, totally snubbing the “Bagnols en Forêt” signs showing a comfortable and short descent leading to our destination. After few minutes I see him coming back smirking which I interpret as: “Up that way we’ll work our asses off going towards the unknown but we’ll have fun”. Actually we find ourselves climbing that mountain shouldering our bikes towards the five rocky fingers that identify the summit; he was right: it looks like Stonehenge.
From the mountaintop begins the last downhill part that will lead us back to the starting point. It’s 18:00, we are 3h late from the esteemed time but, in the end, I don’t have so much desire to go back home…
La giornata comincia con la sveglia abituale degli ultimi 3gg: ‘concerto di canne di bambù’ seguito da un po’ di heavy metal con cui il Capitano usa salutare il nuovo giorno di pedalate. Inizia il consueto rituale di vestizione e preparazione delle bici svolto con la precisione millimetrica dei movimenti tipica di chi vive in spazi limitati come quelli di un sottomarino. È l’ultimo giorno di questa inaspettata precoce primavera lontani dalle Alpi; l’ultima pedalata in territorio francese è organizzata. Ho un treno da Lecco alle 21.10 ma, non so perché, nonostante tutte le rassicurazioni, ho il presentimento di perderlo… Come ‘da programma’ si parte alla volta di Bagnols en Forêt, piccolo villaggio provenzale isolato all’interno del bosco di Bagnols, e già durante l’avvicinamento nasce un pensiero: “Non sarà che la nostra traccia passa dal versante ombroso e freddo della montagna?” Ottengo la risposta dopo le prime pedalate su lastroni di ghiaccio lungo un sentiero impraticabile (che avrebbe dovuto essere “très sympa”), attraverso una foresta spettrale di alberi spogli ricoperti da licheni. Dopo questo primo tratto il percorso che attraversa il bosco si rivela più pedalabile, ed una serie di saliscendi ci riportano tra le rocce rosse dell’Estérel. Pare che tutto stia filando liscio, come pianificato?! Ed eccolo li commento: “Abbiamo quasi finito il giro ed è andato tutto bene…” Penso subito alle parole che mi disse una volta Clava davanti ad una salita al 22%: “Mai dire che sei arrivata finché non hai il culo giù dalla sella”. Ecco, se per arrivare a 3/4 di giro ci sono volute 3 ore, mi sono parse altrettante quelle necessarie a finirlo! Pochi km ci separano da Bagnols ma di mezzo ci stanno una montagna, 10km non preventivati, una salita a 7 tornanti che la mia mente, a quel punto annebbiata, ha atto fatica a contare e, come se non fosse abbastanza, dopo aver vagato per la montagna alla ricerca di una traccia ormai ricoperta di vegetazione, rassegnati all’idea di ripiegare su un altro percorso, il cavo del cambio di Clava decide di abbandonarlo… Ormai mi è chiaro che non prenderò il treno, quel che mi è meno chiaro è quando ne usciremo, soprattutto in cima alla salita quando il Capitano parte a piedi in esplorazione lungo un sentiero che si inerpica in cima alla montagna snobbando totalmente il cartello “Bagnols en Forêt” che indica una comoda e breve discesa fino alla meta. Dopo qualche minuto lo vedo tornare con quel sorrisetto soddisfatto che interpreto come: “Di lì ci facciamo il mazzo e andiamo verso l’ignoto ma c’è da divertirsi”. In effetti ci ritroviamo ad arrampicarci sulla montagna con le bici in spalla verso le cinque dita rocciose che individuano la cima; aveva ragione: sembra di essere a Stonehenge. Dalla cima parte l’ultimo tratto di discesa nel bosco che ci riconduce al punto di partenza. Sono le 18.00, siamo in ritardo di 3h rispetto all’orario di partenza stimato ma, in fondo, non ho nemmeno troppa voglia di tornare…
